Il Kitesurf ai tempi del lokdown
Boom, un battito pesante, profondo, spesso tachicardico ha pulsato nelle nostre vene senza lasciarci un istante in questo interminabile periodo di lokdown.
Boom, ha continuato a fare il cuore mentre cercavamo di dare un nuovo senso e ritmo alle giornate senza trovare nulla che potesse eguagliare un solo istante in acqua a fare kite.
E di nuovo boom, improvviso, più forte, da togliere il fiato appena sulla pelle si posava il soffio del vento.
Boom, boom, boom…un suono martellante, che rimbombava nella cassa toracica, un peso sul cuore, un martello nelle tempie che ci ha lasciato addosso un costante senso di malessere.
Un malessere difficile da descrivere, senza sintomi particolari, ma profondo che si è radicato nelle sensazioni, nei pensieri, nelle emozioni.
Stiamo vivendo questi mesi in una tachicardica apnea.
La nostra pelle, quando tutti cercavano riparo a casa, bramava sale e sole; i nostri capelli quando gli altri si lamentavano dei parrucchieri chiusi, desideravano solo di essere spettinati e arruffati dal vento, e lo spirito, mentre il resto del mondo riscopriva un vivere più il rilassato, desiderava solo cibarsi di adrenalina.
E boom, di nuovo, stiamo andando in fibrillazione, perché siamo kiterIl termine kiter identifica lo sportivo che pratica la disciplina sportiva del kitesurf. La definizione "kiter" non specifica la specialità del praticante (freestyle, wave, race, big air, hydrofoil) ma solo..., siamo gente di mare; il kitesurf scorre dentro di noi, pulsa nelle nostre vene.
Quando siamo ostacolati dal farlo, quello che batte forte, incessantemente, come un martello pneumatico, è la sua assenza.
Ma non può piovere per sempre… Siamo certi che presto l’unico boom che sentiremo sarà quello dell’adrenalina prima di un salto.
Fulvia M.
Il profondo battito dell’assenza
PKR – Centro e scuola kitesurf a Roma
Storie di Kitesurf – Il profondo battito dell’assenza